“Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non ci riusciamo, non meritiamo di servirvi. Ho lavorato per capire esattamente cos’è successo e come fare in modo che non succeda di nuovo. Ma abbiamo anche commesso degli errori, c’è altro da fare e dobbiamo farlo.”
Con queste esatte parole Mark Zuckerberg ha ammesso le responsabilità di Facebook nel caso che in questi giorni ha travolto il social più celebre del mondo, accusato di aver condiviso con la società di marketing data-driven Cambridge Analytica i dati di 50 milioni di utenti americani senza il loro consenso, per potere influenzare le loro preferenze politiche in occasione dell’ultima campagna elettorale USA.
Forse è proprio quest’ultimo il dettaglio che ha creato più scalpore che ha messo davvero a dura prova la sua immagine. Dunque Facebook non ha perso tempo e ha rassicurato, anche concretamente, i propri utenti sulla sicurezza della propria politica di utilizzo dei dati, con una serie di annunci.
A pochi giorni dall’ammissione di colpe di Zuckerberg a nome della sua società, il 28 marzo scorso, Facebook ha reso note una serie di novità per il controllo della privacy e sempre lo stesso giorno ha anche annunciato che non utilizzerà più dati provenienti da fornitori terzi per il targeting delle sue campagne. Di fatto, si tratta di una diminuzione dei dati che vengono messi a disposizione degli inserzionisti per acquistare spazi targettizzati sulla piattaforma.
Ma a quali dati si riferisce facebook?
Fino ad ora, il tipo di informazioni sugli utenti utilizzabili per il targeting pubblicitario erano di tre tipi:
- i dati di prima parte di Facebook, raccolti dalle informazioni dei profili e della attività degli utenti
- i dati di proprietà degli inserzionisti (ad esempio le liste di indirizzi email)
- i dati di terza parte, provenienti appunto da fornitori specializzati
Una fonte di informazioni, quest’ultima, particolarmente utile soprattutto per aziende di piccole dimensioni non dotate di dati proprietari. Ma il fatto, certamente non positivo, che Facebook abbia uno scarso controllo su dove e come queste società raccolgono i dati, renderebbe il loro utilizzo rischioso per il social network. Soprattutto in un momento, come quello attuale, in cui per la piattaforma il tema privacy è davvero sulla bocca di tutti.
Graham Mudd, Product Marketing Director di Facebook, ha spiegato in una nota:
“Questo prodotto consente ai fornitori di dati di terza parte di offrire i loro segmenti di targeting direttamente su Facebook. Sebbene si tratti di una pratica comune nel mercato, crediamo che questo passo possa migliorare la privacy degli utenti su Facebook.”
Facebook continuerà invece ad affidarsi a partner esterni per la misurazione della pubblicità.