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In Italia gli utenti del web superano i 43 milioni, nel mondo sono 4 miliardi

Appuntamento fisso di inizio anno è riportarvi i dati che registrano l’andamento dei principali trend riguardanti i social media, il mondo digital in generale e la loro diffusione in Italia e nel mondo.

Global Digital 2018 (qui la presentazione completa pubblicata) è un’indagine condotta da @WeAreSocial in collaborazione con @Hootsuite.

Dall’analisi dei dati provenienti da 239 Paesi, è emerso come il numero degli utenti connessi ad Internet nel mondo abbia sorpassato la soglia dei 4 miliardi di persone: un dato storico che ci dice che oggi più della metà della popolazione mondiale è online.

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Più di 250 milioni di persone si sono connesse per la prima volta durante il 2017 (con primato del continente africano cha ha registrato il maggiore tasso di crescita) grazie anche ad un’evoluzione che ha visto protagonista l’industria del mobile con device e piani tariffari più accessibili (più del 75% della popolazione mondiale ora possiede un cellulare e oltre la metà di questi sono smartphone!)

Con più di 2 miliardi di utenti e una crescita pari al 15% rispetto all’anno precedente, Facebook continua a dominare lo scenario social nel mondo. Instagram registra una crescita straordinaria triplicando il numero dei suoi utenti. C’è anche da dire però che WhatsApp e FacebookMessenger registrano un tasso di crescita doppio (30%) rispetto a Facebook. Insomma, una standing ovation…

In Italia

In Italia il 73% della popolazione è online (43 milioni di persone), con ben 34 milioni di utenti attivi sui social media. Durante il 2017 si è registrata una crescita di 4 milioni di persone connesse ad Internet (+ 10% rispetto al 2016).

Trascorriamo circa 6 ore al giorno online (quasi il doppio del tempo che passiamo davanti alla TV). E di queste ore, quasi 2 sono passate utilizzando una piattaforma social media.

YouTube e Facebook si contendono il primato delle piattaforme social su cui gli utenti sono maggiormente attivi. Un trend differente da quello mondiale che, come abbiamo visto, vede Facebook molto più utilizzato rispetto a YouTube.

Rispetto ad un anno fa non cambiano le gerarchie.

Confronta invece questi dati con quelli che avevamo pubblicato 2 anni fa!

Il video in stop motion è virale!

Il Creative Lab di Stilverso produce questo genere di video come mezzo di promozione per il brand ed i prodotti dei propri clienti. In collaborazione con i nostri partner, un Negozio di abbigliamento di Torino e una nota Fashion Blogger che si è prestata come testimonial del video, abbiamo eseguito in questo caso uno shooting di 240 scatti fotografici, successivamente montati per realizzare la tecnica in stop motion.

Creatività, fantasia, concretezza nel produrre idee originali, capacità di strutturare in modo nuovo caratteristiche ed esperienze proprie, il tutto partendo dalla conoscenza, dall’analisi della vostra brand-identity per poter creare una comunicazione nuova ed efficace.

Cos’è la stop motion?

La stop motion è una tecnica di animazione che usa soggetti o oggetti inanimati mossi progressivamente, fotogramma per fotogramma,  spostati e fotografati a ogni cambio di posizione.

La proiezione in sequenza delle immagini dà l’illusione di movimento: esattamente come accade nel cinema, ma con la stessa potenza visiva di uno spot pubblicitario, è possibile produrre filmati in stop motion ad un costo inferiore ma di impatto infinitamente maggiore rispetto ai canonici media utilizzati per le campagne pubblicitarie sul web, tra i quali i soliti e vecchi banner.

Va da sé che il lavoro di un animatore in stop motion è particolarmente laborioso: occorre davvero molta pazienza e tempo perché per ciascun fotogramma il personaggio o l’oggetto inquadrato va mosso o modificato un poco.

Vuoi scoprire come un video stop motion potrebbe aiutare la tua attività? Contattaci!

Le campagne di marketing così costituite ed ideate dalla Stilverso | Creative Lab permettono di abbattere i costi delle singole campagne ed al tempo stesso aumentare le conversioni e l’efficacia della campagna stessa, grazie all’appeal dei contenuti multimediali di nuova concezione quali l’adozione di questo tipo di filmati in stop motion realizzati sul brand del cliente.

Lo Smartphone contro tutti

Qualche giorno fa Repubblica.it ha rimbalzato la news: ormai nel mondo sono cinque miliardi le persone che possiedono un telefonino ma gli smartphone metteranno a segno il sorpasso nel giro dei prossimi mesi. Stando al nuovo rapporto sulla mobilità eseguito dall’azienda Ericsson, le schede Sim associate agli smartphone supereranno per numero quelle relative ai telefoni cellulari classici dal terzo trimestre del 2016. Mentre entro il 2021 le sottoscrizioni associate a smartphone raddoppieranno, passando dagli attuali 3,4 a 6,3 miliardi.

Ma c’è un altro sorpasso già avvenuto, sempre secondo Ericsson, ed è quello tra schermi diversi: gli smartphone infatti battono il televisore come mezzo per guardare video mentre si è in casa. E’ così in tutto il mondo ma riguarda la cosiddetta generazione Y “nativa dello streaming”, nata e cresciuta con la possibilità di vedere online ogni tipo di filmato, film, videoclip musicale e chi ne ha più ne metta! Secondo Ericsson, dal 2011 al 2015 i ragazzi che oggi hanno tra i 16 e i 19 anni hanno dimezzato la fruizione di video in tv, quasi dieci ore, e hanno quasi raddoppiato (+85%) quella da display smartphone, salita a poco più di cinque ore.

Lo Smartphone contro tutti. Qualche giorno fa Repubblica.it ha rimbalzato la news: ormai nel mondo sono cinque miliardi le persone che possiedono un telefonino ma gli smartphone metteranno a segno il sorpasso nel giro dei prossimi mesi. Stando al nuovo rapporto sulla mobilità eseguito dall'azienda Ericsson, le schede Sim associate agli smartphone supereranno per numero quelle relative ai telefoni cellulari classici dal terzo trimestre del 2016. Mentre entro il 2021 le sottoscrizioni associate a smartphone raddoppieranno, passando dagli attuali 3,4 a 6,3 miliardi.

Il wi-fi, facile da intuire, è la prima fonte di connessione a internet per la fruizione di contenuti multimediali sul telefono tra le mura domestiche, ma i teenager italiani usano in modo sempre più frequente anche le reti cellulari, questo anche grazie al proliferare di abbonamenti convenienti.

Una riflessione: Internet of Things

Gli esperti tuttavia dicono che anche gli smartphone verranno a loro volta superati da un’altra tecnologia: Internet of Things, alias gli oggetti interconnessi.

Le stime sulle vendite per l’anno in corso effettuate dalla società di ricerca Gartner confermerebbero che il boom degli smartphone è quasi finito; cause principali di questo sarebbero la saturazione dei mercati più sviluppati e la tendenza a preferire cellulari tradizionali o modelli economici nei mercati in via di sviluppo. Secondo Gartner nel 2016 vedremo per la prima volta una crescita non più a doppia cifra, ma che si attesterà intorno al 7%, ovvero la metà rispetto al +14,5% del 2015. Una tendenza che non stupisce, basti pensare agli Usa dove i telefonini sono stati sorpassati perfino dalle auto per numero di nuove connessioni.

Gli utenti non sostituiscono gli smartphone con la stessa frequenza di un tempo: chi ha uno smartphone di fascia alta tende a tenerlo almeno per due anni e mezzo prima di considerare di cambiarlo. Del resto, quasi ogni anno produttori come Apple o Samsung lanciano sul mercato nuove versioni dei loro smartphone di punta, ma da un punto di vista tecnologico le novità non sono più esponenziali come un tempo e anche il modello “precedente” non diventa spazzatura da un giorno all’altro.

Distribuited Content, il nuovo giornalismo

Distributed content, ad-blocking, video e smartphone. Questi i protagonisti del giornalismo contemporaneo.

Il Digital News Report 2016, appena pubblicato, come ogni anno dal Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ) porta in superficie trends e prospettive internazionali nel settore. Quest’anno sono stati 26 i Paesi e 50mila le persone coinvolte nello studio.

I social media sono ora una fonte di news su base settimanale per oltre il 50% del campione ascoltato e una parte crescente degli utenti ne dipendono per il consumo diretto delle news. Questo si traduce nel fatto che tutti quei servizi lanciati dalle aziende della Silicon Valley per le news nel corso del 2015 stanno effettivamente spostando gli equilibri del settore. I distributed content, ovvero i contenuti disponibili al di fuori degli spazi soliti degli editori, sono quindi una realtà ormai acquisita.

Tra le piattaforme Facebook domina ovunque (tranne che in Giappone) con il 44% complessivo, mentre Twitter rimane fermo al 10% totale. Snapchat, con il suo nuovo servizio denominato Discover, ha già guadagnato le attenzioni del 12% degli utenti statunitensi più giovani, a conferma della crescita costante dell’applicazione del “fantasmino”. Apple News, invece, non ha ottenuto ancora grande successo (solo il 3% nel Regno Unito e il 4% negli Usa, mentre altrove non è disponibile).

Distribuited Content, il nuovo giornalismo. Distributed content, ad-blocking, video e smartphone. Questi i protagonisti del giornalismo contemporaneo.

Dal punto di vista della mobilità del web, invece, gli autori del report fanno notare come, a partire dal 2013, gli smartphone stiano guadagnando progressivamente terreno: il 53% dei partecipanti allo studio usa lo smartphone per leggere le news. Dai risultati del Report emerge anche come lo smartphone sia, in tutti i paesi analizzati, lo strumento tecnologico preferito dalle audience più giovani per l’accesso alle news. L’utilizzo del pc desktop e dei tablet è invece in discesa ovunque.

Il Digital News Report è andato anche a guardare come si sta sviluppando l’adozione degli ad-blocker nei 26 paesi analizzati e l’uso dei software che nascondo le inserzioni pubblicitarie dall’esperienza di lettura degli utenti oscilla dal 10% giapponese al 38% polacco. Sul mobile, il dato complessivo si ferma invece all’8% al momento, ma un terzo dei partecipanti dice di prevedere di installarne uno entro il prossimo anno. Anche in questo caso, scrivono i ricercatori, i numeri sono più alti nelle fasce di età più giovani.

Sulla scia della recente polemica attorno ai Trending Topic di Facebook, si è parlato molto di algoritmi nel corso della prima metà del 2016 e del modo in cui questi sono in grado di influenzare la fruizione dei contenuti giornalistici online. Anche il Report ha analizzato questo aspetto, riscontrando come il 36% complessivo degli utenti nei 26 paesi si dica soddisfatto se la selezione di news che gli viene offerta è fatta sulla base delle sue preferenze precedenti. Ecco il commento di Rasmus Kleis Nielsen, Director of Research del RISJ:

Ci sono differenze generazionali che cambiano di Paese in Paese, ma parlando complessivamente, le persone più giovani sono anche più propense a ritenere positive le raccomandazioni personalizzate e social per la loro fornitura di news online.

A sorpresa forse, nonostante i molti indicatori a mostrare risultati diversi, il video nel giornalismo online non sembra ritagliarsi ancora uno spazio significativo, sempre secondo i risultati del Report: solo il 26% dei partecipanti (globalmente) dice di fruire notizie online in formato visuale. Per il 41%, invece, le notizie testuali sarebbero ancora più semplici e comode da fruire, il 35% dice che le pubblicità pre-roll sono ancora troppo fastidiose.

La tecnologia “indossabile”, che per la prima volta è stata inclusa nel Report, sembra invece ancora non avere un ruolo importante nel presente dell’informazione: solo l’1% degli utenti interpellati utilizza uno smartwatch per informarsi, sia in Europa che negli Usa.

Olimpiadi Rio 2016: 100% social

Nella notte italiana del 5 agosto avrà luogo la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il giornalista del Sole24ore @UMangiardi ha delineato le novità e i riferimenti da seguire in questa edizione, che si preannuncia la più “social” di tutte!

Olimpiadi Rio 2016: 100% social. Nella notte italiana del 5 agosto avrà luogo la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il giornalista del Sole24ore @UMangiardi ha delineato le novità e i riferimenti da seguire in questa edizione, che si preannuncia la più "social" di tutte!

Facebook e Instagram

Come già accaduto per altri eventi mondiali, su Facebook sarà possibile personalizzare la propria immagine del profilo attraverso Facebook Frame, che aggiungerà al proprio avatar i colori della nazionale scelta. Inoltre, con l’app MSQRD (Masquerade), sarà possibile pitturarsi digitalmente il volto coi colori della propria bandiera. Inoltre ci sarà la possibilità di seguire integralmente il feed dell’evento: per collegarsi sarà sufficiente cliccare lo speciale “saluto” mattutino da parte di Facebook per essere reindirizzati ad un mix di contenuti dinamici personalizzati dedicati alle Olimpiadi, composti da conversazioni, eventi, video Live e quant’altro…

Invece Instagram lancia per Rio 2016 la funzione Instagram Stories, molto (forse troppo) simile a quello di Snapchat: istantaneità la parola d’ordine, infatti tramite Instagram Stories le foto e i video inseriti sotto la dicitura “storie” scompaiono dopo 24 ore senza ammorbarci il profilo. Insomma, molto Snapchat.

 

Hashtag e account Twitter utili

L’hashtag ufficiale della cerimonia è #OpeningCeremony e permetterà a milioni di telespettatori di unirsi tutti in un unico flusso con epicentro lo Stadio Maracanà a Rio de Janeiro. Twitter, Vine e Periscope agiranno di pari passo per un’esperienza coinvolgente a 360 gradi! Altro hashtag imprescindibile sarà #Rio2016, trend topic designato e riferimento ufficiale dell’Olimpiade. Per quanto riguarda gli account ufficiali, segnatevi i seguenti: @Olympics (account ufficiale dei Giochi), @OlympicFlame (l’account ufficiale della torcia olimpica e del suo viaggio), @Rio2016 (l’account ufficiale delle Olimpiadi di Rio 2016, disponibile anche in inglese @Rio2016_en) e @ItaliaTeam_it, l’account che raggruppa atleti, tecnici, Federazioni e società sportive italiane presenti a Rio, e non ultimo @Coninews, l’account ufficiale del CONI.

Inoltre su Twitter si potranno condividere la passione e l’entusiasmo con ben 207 Emoji studiate ad hoc: basterà Twittare l’hashtag di tre lettere legato ad ogni Paese in gara per veder comparire l’Emoji a bandiera personalizzata per ogni Team.

 

Facebook @workplace

La novità pone Facebook in diretta concorrenza con LinkedIn, ma anche con Google Drive e i suoi prodotti e servizi rivolti ai professionisti, e con Microsoft Outlook, Office e Yammer, il social network aziendale acquistato da Redmond nel 2012. Insomma Facebook lancia una nuova sfida a Google e Microsoft: Facebook at Work, o meglio Facebook @workplace.

La società guidata da Mark Zuckerberg ha lanciato  il suo strumento di networking professionale, a cui sta lavorando da molto tempo; infatti il progetto è nato del 2014 mentre la prima beta è del 2015 ed è stata testata da 400 grandi realtà internazionali, come la Royal Bank of Scotland e Heineken.

La piattaforma è una sorta di social network dedicato al business con servizi espressamente studiati per le aziende ma con un’esperienza d’uso simile al Facebook che tutti conosciamo. Gli utenti, che potranno usare il proprio profilo personale o creare un account nuovo, avranno a disposizione un News Feed, Gruppi, Eventi, le dirette streaming, una versione specifica di Messenger e il supporto alle chiamate audio e alle video chiamate.

Da ieri, è possibile accedere, iscriversi e compilare una breve scheda di profilazione, con la quale si autorizza Facebook ad attivare il contatto per definire come configurare il servizio in base alle esigenze della propria azienda.

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Facebook @workplace funziona con le stesse logiche del social network da cui deriva: le news feed compaiono in base a quanto stabilito da un algoritmo che studia i comportamenti e gli interessi dell’utente, naturalmente sulla base del suo profilo professionale; sono consentite chat individuali e di gruppo; è possibile condividere documenti e postare video.
La differenza rispetto al social network è rappresentata dai livelli di sicurezza e dagli strumenti di amministrazione, oltre, va da sé, a un look and feel più sobrio e alla completa assenza di messaggi pubblicitari.

Non c’è correlazione tra account professionali e privati degli utenti, tanto che non serve un account Facebook per utilizzare Facebook @workplace. Ma se è vero che le aziende non hanno alcun accesso tramite Facebook @workplace alle pagine personali dei loro dipendenti, è altrettanto vero che possono invece misurare le attività che ciascun individuo compie sul social network aziendale.

Non è però un servizio totalmente gratuito. Scoprilo ora