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Facebook e il suo potere in Italia

Se pensiamo al mondo dei social media ci viene in mente subito il viso perennemente sbarbatello e a volte anche un po’ arrogante di Mark Zuckerberg, creatore di uno dei più grandi lampi di genio di questo secolo: Facebook. E facciamo bene: secondo le recenti statistiche emerge che Facebook è ancora saldamente al comando nella classifica dei social media più utilizzati al mondo, con 1,59 miliardi di utenti attivi ogni mese.

Ma attorno a questo colosso della condivisione sociale si è sviluppato un vero e proprio universo di piccole o grandi realtà social: dai più ‘antichi’ Twitter, ora agglomerato di numerose start up, o Instagram, ora  di proprietà dello stesso Facebook, ai più ‘giovani’ e promettenti Tsu e Snapchat, per non parlare delle tantissime reti sociali apparse e poi strada facendo scomparse nel nulla… Inoltre il ‘nonno’ Facebook nei suoi 12 anni di età, che nel magico mondo del Web come quando si calcola l’età dei nostri amici a 4 zampe sono molto di più di quello che appare, è cambiato davvero radicalmente: non tanto esteticamente, quanto strutturalmente. L’algoritmo di Facebook (ovvero il modo con cui viene ordinata la nostra bacheca personale) non è lo stesso dalla sua nascita, si è evoluto nel tempo e continua ad evolversi; in quale direzione? Presto detto, a scapito della naturale distribuzione cronologica dei contenuti.

La crescita di Facebook prosegue anche grazie alle app mobile di proprietà WhatsAppMessenger e il già citato Instagram, e al numero di persone connesse dalla sua piattaforma Internet.org che è salito a 19 milioni. Sarà molto interessante – lo faremo nelle prossime uscite sul blog – leggere i dati legati al numero di video 360° e ai volumi generati dal sistema di donazioni, altre due fresche funzioni del colosso color blu cobalto. Insomma, Facebook sta diventando sempre più un agglomerato di piattaforme in evoluzione in qualsiasi direzione ed è sempre più in grado di raggiungere volumi inimmaginabili.

E in Italia?

In Italia l’aria di cambiamento non ha portato grossi scompensi: il popolo italiano è tuttora follemente innamorato di Facebook che detiene il 75% circa della torta di traffico social nazionale, una % ben al di sopra delle medie estere. Inoltre Facebook, tra i principali social media, è quello che detiene le quote di traffico web per sesso ed età più omogenee.

Facebook e il suo potere in Italia. Se pensiamo al mondo dei social media ci viene in mente subito il viso perennemente sbarbatello e a volte anche un po’ arrogante di Mark Zuckerberg, creatore di uno dei più grandi lampi di genio di questo secolo: Facebook. E facciamo bene: secondo le recenti statistiche emerge che Facebook è ancora saldamente al comando nella classifica dei social media più utilizzati al mondo, con 1,59 miliardi di utenti attivi ogni mese.

Le app chat più utilizzate, manco a dirlo, sono Whatsapp e Facebook Messenger. Instagram passa, invece, a una penetrazione del 12% (contro il 6% del 2015).

Questi dati macro ci fanno riflettere e siamo sempre più convinti della nostra tesi: per un’azienda che si rivolge ad un audience italiano la presenza, la costante attività e l’investimento pubblicitario su Facebook sono di imprescindibile valore, o meglio, l’assenza di tutto ciò è un incalcolabile svantaggio.

I dati numerici appena pubblicati (2016, We Are Social) parlano di almeno 28 milioni di utenti attivi sui social media ogni giorno su 37 milioni di internauti totali. Di questi, 24 milioni sono attivi come utenti mobile: è il dato maggiormente in crescita (l’anno scorso erano 22 milioni gli account ad accedere da smartphone o tablet). Un dato importante del nostro bel Paese in cui le utenze mobile attive sono circa 80 milioni, il 130% circa della popolazione totale!

Facebook festeggia una crescita del 57% dei ricavi pubblicitari, che arrivano per l’80% dall’uso dei dispositivi mobili.

Facebook e le Associazioni No Profit

Le Associazioni No Profit svolgono attività utili a livello sociale e, di conseguenza, hanno bisogno di un elevato consenso del proprio pubblico. Al fine di divulgare gli obiettivi e far conoscere alle persone gli scopi dell’associazione, è necessario un approccio preciso anche per quanto riguarda il digital. Senza dubbio il primo passo per una strategia di digital marketing è quello di ottimizzare le risorse del web, ad esempio Facebook.

Pagina Facebook verificata

Una Fan Page deve essere innanzitutto essere verificata, ovvero ottenere il bollino di certificazione accanto al nome. In questo modo darà in primis l’idea all’utente che si tratta di una comunicazione ufficiale e, secondariamente, apparirà più facilmente nella barra di ricerca!

stilverso- facebook

Come strutturare la pagina: qualche consiglio

La Pagina Facebook Associativa dovrebbe sicuramente avere come immagine del profilo il Logo dell’Associazione/Cooperativa. E’ fondamentale che il Logo abbia una buona qualità grafica perché si tratta di un’immagine che identificherà la realtà dell’Associazione e l’identità della stessa.

Come immagine di copertina, invece, è consigliabile l’utilizzo di una grafica che promuovi il prossimo evento/progetto o un modo per augurare a chi vi segue gli auguri per una particolare occasione, ad esempio le festività Natalizie. In questo modo si andrà creare una sorta di comunicazione dinamica tra la pagina e il pubblico. E’ consigliare aggiornare l’immagine di copertina 5/6 volte nel corso di un anno.

Facebook e le Associazioni No Profit. Le Associazioni No Profit svolgono attività utili a livello sociale e, di conseguenza, hanno bisogno di un elevato consenso del proprio pubblico. Al fine di divulgare gli obiettivi e far conoscere alle persone gli scopi dell'associazione, è necessario un approccio preciso anche per quanto riguarda il digital. Senza dubbio il primo passo per una strategia di digital marketing è quello di ottimizzare le risorse del web, ad esempio Facebook.

Cosa condividere sulla pagina?

Anche per una realtà No Profit è molto importare stilare un piano editoriale per distribuire e organizzare i contenuti da pubblicare. Tendenzialmente, un buon piano editoriale dovrebbe prevedere tre pubblicazioni e settimana nei quali alternare contenuti relativi alle competenze riguardanti l’Associazione, alla promozione degli eventi e alla pubblicizzazione di progetti e, cosa più importante, raccontare la quotidianità della realtà dell’associazione attraverso uno Storytelling, magari veicolato da foto e video.

Questo è uno dei tanti esempi delle infinite possibilità che il web offre!

eCommerce: la strategia vincente per San Valentino

Siamo in ritardo, questo è certo, ma non temete, però, che non è ancora troppo tardi!

Vi aiutiamo, con l’aiuto di @ecommerce_HUB, a creare la strategia che farà incrementare le vendite durante la festa degli innamorati: solo tre strumenti (che sicuramente già conoscerete).

1. La landing page

Per landing page si intende, letteralmente, una pagina d’atterraggio. Si tratta, cioè, di una pagina del tuo sito internet dove indirizzare gli utenti che cercano specifiche informazioni su un dato argomento. Nel caso specifico, dunque, potresti creare una landing page di San Valentino, dove inserirai informazioni utili per i tuoi potenziali acquirenti durante il periodo di San Valentino. Quali sono le tue migliori offerte in questo periodo? Uno speciale sconto per chi acquista più di un regalo? La spedizione garantita entro il 14 febbraio? Oppure una specifica selezione di prodotti per lui e lei? Se raccoglierai tutte queste informazioni in un’unica pagina, potrai indirizzare l’attenzione degli utenti su di essa, sia attraverso l’email marketing sia attraverso la strategia di social marketing.

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La home page di Pandora nel 2017

Come già saprai, tuttavia, non tutti gli utenti raggiungono il tuo sito attraverso questi due canali. Molti, si spera, accedono anche direttamente alla homepage. In questo caso, è bene considerare l’opportunità di arricchire anche questa pagina con delle informazioni relative alla tua offerta di San Valentino, per esempio con una semplice call to action che indirizzerà gli utenti verso la landing page. Un tocco romantico al layout dell’intero sito, comunque, aiuterà gli utenti a comprendere immediatamente che il tuo eCommerce offre delle offerte di San Valentino.

2. La newsletter

Affinché i potenziali clienti raggiungano la landing page di San Valentino è necessario metterli al corrente delle iniziative che lo shop online ha messo in atto. Creare una newsletter di San Valentino può essere una soluzione, ma attenzione. È più facile che la mail venga cestinata, piuttosto che letta con attenzione, specialmente in questo periodo! A tal proposito è molto importante segmentare bene il tuo pubblico. La prima e più semplice riguarda la suddivisione dei destinatari in uomini e donne. Esistono, tuttavia, segmentazioni ben più profonde: potresti inviare una newsletter apposita ai clienti che hanno già acquistato un prodotto in occasione dello scorso San Valentino, o ai compratori più prolifici sul vostro shop.

3. Sui social

Così come per l’email marketing, anche un’attenta strategia social per San Valentino può aiutare a incrementare le vendite. Una campagna di promozione sui social, se ben strutturata, può garantire il raggiungimento del target di pubblico che ti sei prefisso. Dunque, spazio alla creatività e all’originalità per colpire i tuoi potenziali clienti. Scegli con attenzione gli hashtag nei quali inserire i messaggi promozionali e, in questi ultimi giorni, prepara un piano editoriale che scandisca con precisione non solo i tempi, ma anche i canali social che intendi adoperare.

Infine, anche in questo caso seleziona con attenzione le sponsorizzazioni che intendi effettuare e il pubblico che intendi raggiungere. Valuta l’opportunità, anche in questo caso, di segmentare il tuo pubblico. Banalmente, inizia col suddividere i messaggi per sesso.

E poi fateci sapere come è andata!

Swatch Campagna Facebook
Un’inserzione sponsorizzata di Swatch

L’eCommerce B2C in Italia nel 2022

L’eCommerce B2C ha continuato a crescere anche nel 2022. Osservatori.net in particolare, riporta che valore degli acquisti online degli italiani ha segnato un +20% dal 2021 per un giro d’affari che ha sfiorato i 48,1 miliardi di euro, tra prodotti (33,2 miliardi) e servizi (14,9 miliardi).

In particolare tra i primi 3 settori di prodotti acquistati online dagli italiani abbiamo:

  • Elettronica con il 54% degli acquisti
  • Moda con circa il 48%
  • Beauty con il 37%

Vi sono poi in ordine il settore delle scarpe con il 32%, quello di prodotti per la salute al 28%, i giocattoli compreso il gaming con il 27% e infine l’acquisto online di pasti con il 21% (Bitmat).

Risulta quindi che nel 2022 sia cresciuto maggiormente l’acquisto dei servizi contrariamente alle statistiche degli anni precedenti dove predominava l’acquisto di prodotti. Questo anche dovuto dal ritorno alla vita dopo la pandemia che pare essere avvenuto quasi del tutto solo nel 2022, quando di fatto le persone hanno ricominciato a viaggiare e ad acquistare online per le loro vacanze.

Non bisogna però pensare che questo aumento sempre maggiore di acquisti online consista necessariamente nella perdita di vendite offline e nel fallimento di tutti coloro che vendono merci fisicamente. Il confine tra vendite online/offline infatti sta diminuendo sempre di più.

Molti negozianti fisici per esempio, stanno scoprendo come creare il proprio Ecommerce in modo da non perdere clienti e anzi, molto spesso aumentandoli.

stilverso- ecommerce

La collaborazione tra online/offline funziona bene anche quando ci rechiamo in negozio e non è presente il modello che vorremmo. In questi casi un bravo commesso può consigliarci l’acquisto del capo dal loro sito online.

E’ importante quindi, nel caso si operi in questo settore, capire come utilizzare in simbiosi queste due realtà.

Mobile e-Commerce

Bisogna tenere presente poi, che tra i mezzi più utilizzati per acquistare online ci sono i dispositivi mobili. Ormai difficilmente si conclude un acquisto online da PC o computer fisso. Questo è successo grazie a eCommerce che sempre più si sono adattati a questi dispositivi e riescono a dare la stessa esperienza di acquisto ai propri clienti. E’ quindi importante dare un’esperienza fluida, semplice e intuibile.

Ritratto del consumatore medio italiano su eCommerce

Ma chi è che consuma di più online, in Italia? Innanzitutto si può dire (sendcloud) che vi sia una maggior frequenza di acquisti online a seconda della generazione. Per esempio la generazione millenials, composta da individui tra i 24 e i 39 anni, acquisterebbe in media 2,1 volte al mese, mentre le generazioni più grandi si atterebbero all’1,5 volte. Inoltre anche la quantità di denaro spesa a ogni ordine varia a seconda dell’età. I più adulti spendono intorno ai 90 euro circa mentre i millenials circa 180 euro.

L'eCommerce B2C in Italia nel 2022. L’eCommerce B2C ha continuato a crescere anche nel 2022. Osservatori.net in particolare, riporta che valore degli acquisti online degli italiani ha segnato un +20% dal 2021 per un giro d’affari che ha sfiorato i 48,1 miliardi di euro, tra prodotti (33,2 miliardi) e servizi (14,9 miliardi).

Risulta quindi ovvio che l’età sia tra i fattori che maggiormente influenzano le abitudini dei compratori. Questo che è ovvio per il momento, cambierà sicuramente nei prossimi decenni quando gli anziani di allora saranno i millenials di oggi. In quel caso noi saremo qui ad analizzare i nuovi trend e le nuove tendenze!

Lead Generation: lavorare per attrarre

Sempre più spesso sentite parlare di lead lead generation vero? Di quanto sia importante questa tipologia di attività per qualsiasi business online… Ma di cosa si tratta nello specifico? Non certo di filosofia, sempre e solo di saper leggere i dati.

Che cos’è un lead?

Il lead rappresenta l’utente che mostra interesse, a vari livelli, nei confronti di un prodotto o servizio. Tutti gli sforzi delle attività di lead generation sono finalizzati ad attrarre questa categoria di utenti, persone con le quali, in un modo o nell’altro è già avvenuto un primo importante contatto.

Parlare a coloro che si sono già dimostrati interessati alla vostra attività di business significa avere l’opportunità di comunicare in maniera molto più efficace, lungi dal lanciare messaggi alle “grandi masse” come avviene per l’advertising tradizionale. Avrete molta più probabilità che i vostri messaggi vengano ascoltati e, auspicabilmente, assimilati. Per esempio:

Se ti sei servito del web per scoprire di più sui nuovi impianti fotovoltaici, nel caso in cui tu riceva un’email dall’azienda nel cui sito hai trovato informazioni preziose non ti sentirai infastidito.

Se invece la stessa azienda ti avesse contattato senza che tu avessi avuto un primo contatto autonomo, lo avresti percepito come intrusivo.

Ci avevate mai fatto caso?

E cos’è un’attività di lead generation?

Vuol dire lavorare per attrarre, con modalità uniche, le persone nelle varie attività di business. Come? Fornendo loro informazioni che li conducano ad essere naturalmente interessati al prodotto o servizio, per avvicinarli al brand ed essere disposti ad instaurarci per lo meno un dialogo.

La lead generation è dunque un’azione di marketing che consente di generare una lista di possibili clienti interessati ai prodotti o ai servizi offerti che offri: mostrando un interesse naturale nei confronti del tuo prodotto o servizio avrà inizio una relazione che renderà più facile e spontaneo il voler comprare qualcosa proprio da te. La tua bravura starà nel condurli nella situazione in cui possono acquistare qualcosa, alimentando il loro interesse.

Lead Generation: lavorare per attrarre. Sempre più spesso sentite parlare di lead e lead generation vero? Di quanto sia importante questa tipologia di attività per qualsiasi business online... Ma di cosa si tratta nello specifico? Non certo di filosofia, sempre e solo di saper leggere i dati.

Alla luce di questa definizione appare chiaro come il concetto di lead generation sia strettamente connesso a quello di inbound marketing: la grande abbondanza di informazioni accessibili sul web ha portato alla creazione di un consumatore online indipendente e alla nascita di nuove tecniche per individuare potenziali lead.

Il metro di giudizio di una buona campagna di lead generation si ferma al numero di conversioni generate e alla loro qualità. Non viene valutato il costo per acquisto, ovvero la quantità di vendite realizzate, perché tale dato è fortemente determinato dalle capacità di chi si occupa dell’ambito commerciale.

Introduciamo l’espressione leads nurturing

Fare attività di leads nurturing significa esattamente “alimentare” i propri contatti al fine di condurli ad essere pronti per l’acquisto, l’analogia con l’azione dell’innaffiare le piante calza a pennello.

È parte integrante del processo di lead management, cioè di acquisizione e gestione dei contatti, e comprende la personalizzazione della comunicazione. Una volta raccolti i dati (lead capture) e assegnati i punteggi (lead scoring), dovrete pensare ad una strategia che concentri le energie su quei lead che sembrano interessati ma non ancora del tutto pronti all’acquisto.

Fare leads nurturing può significare anche semplicemente inviare email periodiche (newsletter) ai lead nei quali vengono informati su aggiornamenti relativi ai prodotti, offerte e servizi, noi però consigliamo di mettere in atto campagne più complesse che prevedono un’educazione vera e propria all’acquisto, con soluzioni altamente personalizzate.

Con messaggi mirati avrai molte possibilità di ricevere risposte. Non sottovalutate la qualità dei contenuti! Potrete decidere di coinvolgere i potenziali clienti con webinar, eBooks gratuiti, white paper, video o presentazioni, quanto di più fantasioso avete nel cassetto!

La nuova frontiera dell’ADV online: il Programmatic

Il Programmatic Advertising, o pubblicità programmatica, consiste  in estrema sintesi – nell’usare le macchine per comprare pubblicità. In sintesi un po’ meno estrema – si tratta di un processo automatizzato e smart di compravendita di spazi pubblicitari basato su piattaforme tecnologiche altamente sofisticate.

L’intero processo – dalla selezione del target fino al pagamento – avviene tramite tali piattaforme. I publisher selezionano gli spazi che vogliono mettere in vendita, immettendo l’inventory all’interno di piattaforme chiamate SSP (Supply Side Platform). Questi spazi pubblicitari possono essere messi all’asta sul cosiddetto open market man mano che si rendono disponibili o venduti tramite private deal (ossia all’interno di accordi privati tra alcuni player selezionati che possono riguardare il prezzo, l’inventory, le aziende coinvolte, ecc.). L’acquisto avviene attraverso le DSP (Demand Side Platform), su cui i Trading Desk caricano le diverse creatività delle campagne e ne specificano le caratteristiche (prezzo, target, posizionamento, ecc.)

Ecco uno schema utile a capire:

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Il contributo umano nella pianificazione media diventa meno rilevante?

Alla base delle strategie di investimento sul Programmatic Adv dovrebbe risiedere la consapevolezza dell’opportunità, attraverso queste piattaforme, di indirizzare la pubblicità su target molto specifici, attraverso l’utilizzo di un mix di dati provenienti da più fonti “data-driven” (propri sistemi di CRM e fonti terze). Diventa centrale il lavoro sui dati, sia delle imprese (che avranno necessità di sviluppare nuove figure professionali, i cosiddetti data scientist), sia da parte di player specializzati, poiché la qualità della base informativa sul target raggiungibile sarà un elemento che determinerà il prezzo (ovvero la disponibilità a pagare di più l’impression). È in queste decisioni che la tecnologia non sostituisce l’intelligenza strategica del marketing man, che dovrà sempre definire chiari obiettivi, individuare il target, progettare creatività coerenti con il proprio messaggio, individuarne il posizionamento più efficace e, soprattutto, monitorare tempestivamente i risultati, così da intervenire rapidamente se necessario.

L’errore da non compiere da parte di chi investe è pensare al Programmatic Advertising come un mero strumento volto a minimizzare il costo per singola impression. Un approccio di questo tipo ne danneggerebbe il valore aggiunto, le agenzie lo sanno bene. Chiedici di più.

La nuova frontiera dell'ADV online: il Programmatic. Il Programmatic Advertising, o pubblicità programmatica, consiste  in estrema sintesi - nell’usare le macchine per comprare pubblicità. In sintesi un po’ meno estrema - si tratta di un processo automatizzato e smart di compravendita di spazi pubblicitari basato su piattaforme tecnologiche altamente sofisticate.

In Italia

Partito in ritardo rispetto agli altri Paesi avanzati, il mercato del Programmatic Advertising sta crescendo in fretta anche nel nostro Paese: a fine 2016 valeva 315 milioni di euro, con una crescita del 35% rispetto al 2015. Si stima che nel 2017 la categoria sia cresciuta del 25% circa, portandosi complessivamente attorno ad un valore di 400 milioni di euro, con un peso sul totale Display superiore al 25% e sul totale Internet advertising superiore al 15%! [dati Osservatorio Internet Media del Politecnico di Milano]

In meno di due anni, il Programmatic Advertising è diventato il centro delle discussioni dell’intera filiera pubblicitaria digitale; questo in Europa, ma anche in Italia sarà così, il 2018 potrebbe diventare un anno cardine a questo proposito.